Comportamenti aggressivi
Lo sviluppo di tratti oppositivi e provocatori rappresenta un aspetto assai problematico del DDAI in quanto può essere corresponsabile di una serie di fallimenti in ambito scolastico e sociale; e può procurare notevoli e giustificate preoccupazioni ai genitori. Nella maggioranza dei casi i comportamenti aggressivi non raggiungono una gravità tale da richiedere una diagnosi di Disturbo della Condotta o di Disturbo Oppositivo/Provocatorio, sebbene questi tratti costituiscono i più accurati predittori di prognosi infauste. I ragazzi che manifestano anche comportamenti aggressivi sono più a rischio di altri di sviluppare comportamenti devianti, avere problemi con la giustizia o di abuso di sostanze stupefacenti (Taylor et al., 1996).
Dall’esame della letteratura sulla distinzione tra Disturbo di Condotta e DDAI, Hinshaw (1987) conclude che i due disturbi si differenziano in relazione a diverse variabili. In particolare i bambini con Disturbi di Condotta hanno più familiari con Disturbi Antisociali, Disturbi Depressivi (soprattutto la madre), una più alta ostilità familiare e un basso livello socio-economico; mentre i bambini con DDAI presentano maggiori deficit cognitivi e comportamenti non diretti allo scopo (off-task). Entrambi i gruppi ricevono valutazioni negative da parte dei compagni ma solo i bambini aggressivi sono valutati sia popolari che rifiutati, suggerendo che essi abbiano le abilità sociali indispensabili per instaurare delle relazioni interpersonali, ma non vogliano utilizzarle.
Numerosi studi hanno cercato di inquadrare le differenze cognitive e comportamentali
dei soggetti con DDAI associato o meno al Disturbo di Condotta.
Ad esempio Taylor
(1998) sostiene che il disturbo misto (DDAI+DC) sia qualcosa di diverso dal DDAI
puro, un po’ come sostiene l’ICD-10 (OMS, 1992) che sostiene l’esistenza della
Sindrome Ipercinetica della Condotta, in cui si riscontrano i sintomi del DDAI
e del DC. Anche Schachar e collaboratori (1993) hanno evidenziato che i bambini
con DDAI specifico presentano un deficit nel controllo esecutivo dell’azione,
mentre i bambini con DDAI+DC non presentano questo quadro cognitivo. Gli stessi
Leung e Connolly (1994) hanno riscontrato maggiori difficoltà attentive nel gruppo
con solo DDAI rispetto a quello con DDAI+DC.
Se dal punto di vista cognitivo le prestazioni del gruppo con DDAI sono inferiori
a quelle del gruppo con DDAI+DC, il profilo comportamentale del gruppo con disturbo
misto è sicuramente maggiormente compromesso, soprattutto per quanto riguarda
le relazioni con i pari, con gli adulti e la prognosi in età adolescenziale (McGee,
Williams & Silva, 1984).
Anche nell’elaborazione delle informazioni di tipo sociale, ci sono differenze
tra i bambini iperattivi/aggressivi e quelli solo iperattivi; i primi infatti
attribuiscono più intenzioni ostili al comportamento dei pari in situazioni ambigue
e rispondono più aggressivamente a comportamenti ambigui e provocatori (Pelham
et al., 1991).
Diversi studi longitudinali su bambini iperattivi hanno dimostrato che un comportamento
ostile-deviante in adolescenza viene predetto dal grado di aggressività durante
la fanciullezza. (Barkley, Fischer et al., 1990). In ambito familiare il gruppo
con DDAI+DC è caratterizzato da maggiori disfunzioni e conflitti, da comunicazioni
più povere e cariche di rabbia, da maggiore ostilità e false credenze, rispetto
al gruppo con DDAI (Barkley et al., 1992; Schachar & Wachsmuth, 1991).
Questi dati suggeriscono la possibilità che fattori socioculturali giochino un
ruolo importante nello sviluppo del DC, mentre il DDAI appare più legato a fattori
predisponenti innati.